________________________________ non cucino, gioco: something about me ________________________________

venerdì 30 luglio 2010

FEEL COUNTRY
Cominciando con una torta rustica















- Tiziana?
-...Mh...?
- Cosa vuoi fare da grande?
- ...
- Lascia stare un attimo i pennarelli, vini qui... Che vuoi fare da grande?
- ...tadina..
- Come? Parla più forte, da brava...
- LA CONTADINA!
- Ah...

Ancora oggi i paesaggi rurali sono quelli che mi coinvolgono di più.
Anni fa, un po' per scherzo un po' no, misi un annuncio sulla Gazzetta d'Alba: ragazza desiderosa di trasferirsi in zona Langhe cerca lavoro di qualsiasi tipo.
Demenziale se vogliamo, soprattutto considerando che non ero nemmeno più una teen-ager, ma forse la diceva lunga su come avrei lasciato tutto per svegliarmi la mattina tra verdi colline.
Il mare mi emozione, la montagna mi sorprende, ma la campagna... sarebbe stata la mia giusta dimensione.
Dico sarebbe perchè da bambini si hanno degli istinti per queste cose che, se assecondati, ci porterebbero lontano. Col tempo questi si affievoliscono e si ha l'idea di avere un po' perso un treno.
Tuttavia una bella giornata passata in campagna come quella di ieri lascia una pace dentro che nemmeno mille massaggi (beh... magari mille..! :)) lascerebbero.
Raccogliere verdura accompagnati dal cane che corre qua e là, toccare i grappoli d'uva ancora verdi e duri, preparare tante cosine buone con i frutti appena colti, tenere tra le mani un uovo tiepido o un pomodoro caldo di sole, ascoltare i racconti di chi lavora la terra, vedere i loro sguardi apprensivi e scuri all'arrivo della grandine, riempire spesso il bicchiere di buon vino guardando il temporale passare, scorgere per primi l'arcobaleno che sorge dalle colline, curiosare tra vecchi arnesi, coccolare vecchi cani che abbaiano scodinzolanti, cercare di afferrare parole in dialetto stretto, scoprire quanto siano più dolci tutti i sapori... quanto potrei continuare ancora...
Se poi al tutto si unisce un bel giro in moto passando per il Roero per raggiungere la meta... posso davvero dire di aver passato una bellissima giornata!
La colazione che l'ha vista cominciare ne anticipava decisamente il tema: una torta semplice dal gusto di cose buone e frutta appassita nel forno.
L'ho vista qualche giorno fa da Vaniglia e ho subito pensato che l'avrei fatta.

Ingredienti:
200 gr di farina 0
50 gr di farina di mandorle
80 gr di zucchero di canna + 2 cucchiai
100 gr di burro
2 uova
mezza bustina di lievito per dolci
2 o 3 pesche (o altra frutta adatta)
1 rametto di lavanda (al posto dell'estratto di mandorla che non avevo)

- Mescolare le farine al burro lasciato a temperatura ambiente.
-Unire poi le uova sempre impastando in una terrina o su una spianatoia.
-Aggiungere lo zucchero e infine il lievito.
-Stendere l'impasto (più morbido di quelli di una frolla) con le dita in una tortiera.
-Cospargere con un cucchiaio di zucchero di canna, affondare un po' le fette di pesca nell'impasto e cospargere con altro zucchero e con i fiori di un rametto di lavanda.
-Infornare in forno preriscaldato a 180° fino a doratura. A me ci son voluti circa 30 min.

Una consistenza particolare, nè umida nè asciutta, che si sposa splendidamente con la frutta addolcita nel forno.

mercoledì 28 luglio 2010

ALFA-ALFA E RAVANELLO ROSSO
Il mio primo raccolto

Quando sono andata a trovare Aneta con i miei Flowers Bisquits è stato molto carino. La sua casa dà sulla Dora e il rumore di acqua che scorre l'accompagna giorno e notte.
Si dice che abitare nelle prossimità di corsi d'acqua sia particolarmente rigenerante. Il fluire della corrente pare condizioni il proprio essere rendendolo mutevole e mai statico.
Io non so se è vero o no o se sia per questo o no, ma gli imput che ho ricevuto da lei sono stati molti.
E' sicuramente una giovane donna che ha una vita da raccontare.
Inoltre è attenta a quello che mangia e ai prodotti che usa: a casa sua imperano germogli, germe di grano, lieviti di birra, salse e lecitine di soja, fiori ed erbette, non esistono medicine e nemmeno zucchero (avrei voluto fare una foto al tavolo quando, accingendoci a mangiare, lei tirò fuori tutti questi barattoli al posto dei canonici sale, pepe e parmigiano!).
Quando mi ha parlato dei germogli io ho seguito con attenzione la sua spiegazione e osservato il suo germogliatore. Argomento sicuramente molto interessante, ma che al momento non avevo interesse ad approfondire personalmente.
Finchè...
Finche non ho assaggiato una manciatina di quei germogli...
Mamma mia che esplosione di gusto! Quel piccolo essere ha in sè tutta la forza del frutto fatto e finito, la tenerezza e la delicatezza di una vita vegetale che nasce e la bellezza di qualcosa di prezioso.
Il mix di alfa-alfa (erba medica) e ravanello rosso hanno creato un sapore molto simile al cren, ma più delicato. Io conoscevo solo quelli di soja che non sono saporitissimi...
Insomma: ora sì che ero convinta a continuare l'argomento di persona! Tanto che non ho resistito e sulla via di casa mi son fermata subito a comprare lui... THE GERMINATOR.
Nome da sterminatore, funzione da dispensatore di vita.
E questo è il mio primo raccolto.

Non ci saranno ricette perchè i germogli si consumano a crudo, magari in una bella insalata verde o con altre verdurine fresche per poter godere appieno della loro fragranza.
Dirò solo che per avere i germogli di alfa-alfa son bastati:
- 1 Germogliatore
- Mezza busta di semi
- 1 bicchiere d'acqua al mattino e uno la sera
- 3 giorni di attesa
E' bellissimo vederli crescere a vista d'occhio giorno dopo giorno! :)
Conservare poi in frigo in un barattolo o un contenitore e consumare entro pochi giorni.

lunedì 26 luglio 2010

(MOOLTO)BRUTTA, MA (MOOLTO)BUONA
Quiete e sole #2





















Di nuovo domenica mattina e di nuovo mi sveglio molto presto. La sera mi son coricata tardi, ma ormai la regola vuole che alla prima luce io apra gli occhi.
Come le galline: finchè c'è buio dormono, ma se c'è luce capace che veglino per giorni interi. Ecco, penso di funzionare più o meno così.
Il sole è già caldissimo e splendido grazie al vento che ha spazzato via anche l'ultimo (e spero ultimissimo) residuo di afa.
Alchè penso: il tempo giusto per prendere un po' di sole. Ecco! iPod... sdraio... e magari mi riappisolo e mi abbronzo un po' senza accorgermene (sì, perchè mi rompo a star stesa inerte al sole).
Come sempre iPod scarico... ufff.
E vabbè, mi farò cullare dal canto di qualche uccellino, dico.
Prendo la sdraio, mi verso un bicchiere di tè freddo alla menta, mi metto al sole e chiudo gli occhi. Il calore comincia a farsi sentire a tratti mitigato da qualche refolo di residua aria frizzantina della notte. Gli unici uccelli di questa stagione sono gli storni e non è che abbiano un canto così melodioso...
Ma d'improvviso nelle quiete si sentono i primi rumori. Il silenzio li amplifica facendoli sembrare vicinissimi.
Qualche colpetto di tosse segnala che di fronte qualcuno già si muove dietro le imposte chiuse. Se ne apre una.
Poi suono di posate. E di ciotole: 4 tump indicano che qualcuno sta apparecchiando per la colazione posandole sul tavolo. Rumore di pacchetti e scatole che escono da ante leggermente cigolanti.
Una voce compare impastata salutata da quella della mamma evidentemente sveglia già da un po'. Subito se ne unisce un'altra leggermente meno infantile. Parlano, ridacchiano. Intanto i suoni della cucina continuano. Il caffè esce dalla caffettiera con il suo gorgoglìo e la porta del frigo si apre per richiudersi subito. Magari per il latte.
Si unisce un'ultima voce maschile e bofonchiante: si sente che ha ancora il sonno tra le vocali.
Ora fruscìo di sedie che strusciano sul pavimento, subito dopo quello tipico del sacchetto dei corn-flakes, seguito dal tintinnìo dei fiocchi che cadono nella ciotola. Stropiccìo di pacchettini. Brioches confezionate, immagino.
Cucchiai che toccano ciotole e cucchiaini che risuonano su tazzine. Voci ovattate dai bocconi.
Tutto si conclude piuttosto velocemente e poi rumore di stoviglie appoggiate nel lavandino e un breve scroscio d'acqua. Voci ora un po' più squillanti si muovono per la casa e poi via, si parte per una giornata fuori.
Mi godo questa nostrana Alan's Psychedelic Breakfast (conoscerete tutti quella dei Pink Floyd, no?? Part1 e Part 2) con occhi chiusi e sole in faccia.
Poi i rumori della giornata cominciano più intensi e penso che anche io ora farò colazione.
Magari senza riaprire gi occhi però! :D

Nel frigo mi aspetta questa torta oRénda, ma golosa da impazzire.
E' davvero bruttina... sembra un passato di verdura in crosta. Colpa mia: volevo dare alla banana un colore più giallo e ho aggiunto qualche goccia di colorante nella crema. Eppure non mi sono sconosciute le combinazioni di colori dei pigmenti, anzi! Un colore beige di banana cotta + giallo = colore schifosetto e indefinito... avrei dovuto saperlo. Il guscio di folla, inoltre, è irregolare e tagliato in modo indegno. E ho dato il tocco finale con un piatto orribile e una foto svogliata.
Meno male che è buona! :D  Mooooolto...
Per la crema mi sono ispirata al Banoffee Curd dal ricchissimo blog di Terry con qualche correzione dettata da dispensa ed esigenze del caso.

Ingredienti per la crema:
3 banane molto mature
mezzo bicchiere di latte
180 gr di zucchero di canna
125 gr di burro
2 uova
8 gr di colla di pesce

-Frullare le banane con il mezzo bicchiere di latte.
-Mettere il composto in un pentolino a bagnomaria, unire lo zucchero e con un frustino rimestre finchè non si sia sciolto.
-Unire poi le uova sempre mescolando e il burro che si scioglierà dolcemente.
-Continure a mescolare per evitare la formazione di grumi e finchè il Curd non si sarà addensato.
-Nel mio caso ho aggiunto 2 fogli di colla di pesce sciolti in un dito di latte caldo poichè avevo bisogno che la crema raggiungesse una certa "solitità" e non si spatasciasse al taglio un volta messa nel guscio di frolla.
-Far raffreddare mescolando ogni tanto.

Ingredienti per la frolla senza zucchero:
250 gr di farina 00 (io ho usato quella consigliata per pane anzichè per dolci per una maggiore croccantezza)
125 gr di burro
2 pizzichi di sale
1 uovo

-Mettere farina e burro nel mixer azionare fino alraggiungimento di un composto sabbioso e spegnere.
-Unire l'uovo e riazionare finchè non si formerà una palla d'impasto.
-Spostare il composto in una terrina o su una spianatoia e impastarlo ancora un poco con le mani.
-Avvolgere in pellicola e mettere in frigo una mezz'oretta.
-Trascorso questo tempo stendere l'impasto sulla spianatoia, rivestire una tortiera con la carta da forno, adagiarvi la sfoglia, rivestire con altra carta, bucherellare e riempire con le apposite palline di ceramica (o legumi secchi o riso) per evitare che l'impasto si alzi durante la cottura.
Io ho inumidito, stropicciato e srizzato i fogli di carta da forno per renderli più malleabili.
-Infornare in forno preriscaldato a 160° fino a doratura. A me son serviti 40 minuti più altri 10 senza le sfere e la carta da forno superiore.
-Sfornare e far raffreddare.
-Unire infine la crema versandola nel guscio di frolla.
-Decorare a piacere. Io ho scelto le more perchè essendo non nettarine (purtroppo) ben si sposavano il loro asprigno con la crema alla banana che è molto dolce.
-Conservare in frigo, ma tirare fuori una mezz'oretta prima di consumare.

Questa crema alla banana (che non chiamerò curd perchè forse le varianti ormai l'han trasfornato in qualcos'altro) è di un goloso che dovrebbero metterla fuorilegge!! :D

venerdì 23 luglio 2010

IL BRESOCCO
Sapori di Casa




















Ogni famiglia ha le proprie ricette speciali che fanno parte della tradizione, magari domenicale.
Spesso sono agnolotti, lasagne, crostate, arrosti...
Una di quelle della mia famiglia è il Bresocco.
Il nome già fa intuire il connubio di ingredienti che poco ha a che fare con profumate e rustiche preparazioni.
Il piatto lo inventò mio padre e se lo collochiamo negli anni '80 (anno di creazione) e '84 (anno di edizione) possiamo immaginare quale ardito accostamento potesse risultare all'epoca.
Io ero bimbetta. Capivo che mio padre stesse facendo un corso di cucina e che noi tutti godevamo di questi esperimenti, ma per le nozioni precise sul fatto ci vuole la memoria di mia madre perchè fu lei a partecipare alla cerimonia di conclusione e premiazione degli allievi poichè il babbo era costretto a letto influenzato.
Quella sera erano presenti in aula po'-po' di cuochi, insegnanti illustri e giornalisti del settore: la giuria.
Il cerimoniere cominciò a scandire i nomi di tutti i partecipanti che uno dopo l'altro si recarono a ritirare l' attestato di consolazione e partecipazione.
Mia madre stava pronta ad alzarsi appena avrebbe sentito menzionare mio padre. Non va matta per le apparizioni pubbliche quindi posso immaginare lo stato di leggera apprensione in cui dovesse trovarsi.
L'elenco dei partecipanti non finalisti finì e nessuno aveva menzionato mio padre.
Alchè lei pensò: ma pover'uomo a casa malato e nemmeno un diplomino di consolazione, dopo lo farò presente alla giuria.
Il cerimoniere attaccò con gli elogi ai tre finalisti decretando il terzo...
E mia madre pensava: ora vado lì e gli dico... signori scusatemi, ma credo ci sia stato un errore...
Il secondo...
Credo abbiate dimenticato mio marito, vengo io in sua vece...
e il primo: Marco Xxx con il... Bresocco!
Credo che i pensieri di mia madre si fermarono un attimo...
Primo??
Primo!
Lo stupore fu tanto anche perchè lo abbiamo sempre bonariamente preso in giro per i suoi esperimenti (e vedi un po' che faccio io dopo tutti sti anni!).
Credo confusissima, mia madre andò a ritirare l'attestato tra i complimenti dei cuochi, gli elogi dei maestri e le congratulazioni dei giornalisti.
Leggende narrano che una famosa della carta stampata a tema (non farò il nome perchè forse fu aiutata dai numerosi bicchieri forniti per accompagnare gli assaggi) quando lo assaporò alzò la mano gridando: GUSTO NUOVO! GUSTO NUOVO!
E tutti a vedere...
Ebbene: ancora oggi che gli abbinamenti si moltiplicano, gli ingredienti non hanno più confini e i palati si raffinano, il Bresocco è in grado di stupire e conquistare con la sua freschezza e delicatezza.
Ecco come si prepara uno dei piatti che mi ha vista crescere (ora si spiegano tante cose... eh?! :D )

Ingredienti:
2 etti di bresaola
1 noce di cocco
2 limoni
pepe
olio evo qb

-In una terrina preparare un'emulsione col succo di un limone, dell'olio e del pepe.
-Mettere poi insieme il cocco tagliato a fettine sottilissime (noi abbiamo usato l'affettatartufi).
-Rigirare bene e, se possibile, lasciare macerare per qualche ora.
-Dopo preparare altra emulsione con mezzo limone, olio e pepe e stenderla sul fondo di un vassoio.
-Adagiarvi le fette di bresaola in un solo strato e cospargere con il cocco ormai ben sposato con il limone.
-Decorare a piacere. Noi abbiamo usato mezzo limone, un bastoncino di liquirizia (ancora quello dell'epoca. n.d.r.) e foglie di salice (ai tempi era un rametto del papiro di mia madre, per la sua gioia...)

Il mio blog ha compiuto 2 mesi dal varo.
Mi ero ripromessa di postare questa ricetta quando avrei superato i miei primi 20 commentatori.
Grazie di cuore a tutti coloro che son passati di qua e che hanno avuto la voglia di tornarci.
Vi dedico questo sapore di casa mia. :>

mercoledì 21 luglio 2010

GET-WELL BISQUITS
Flowers & Me

























Ho uno strano rapporto con i fiori...
Almeno credo. Non amo gli omaggi floreali. Un mazzo di fiori non mi emoziona, ma bensì mi crea disagio.
Un ex moroso quando feci 18 anni mi regalò 18 rose rosse e io tutto quello che seppi dirgli è che non si regalano in numero pari.
L'attuale moroso (il mio compagno) non so per quale compleanno me ne regalò un mazzo infinito... Le donne che erano dal fioraio avevano cinguettato entusiaste immaginando l'espressione della destinataria, ma nemmeno con tutti gli sforzi del mondo sarebbero riuscite a figurarsi il mio sorriso tirato.
Un po' di più, ma sempre con soggezione, apprezzai un mazzo di tulipani regalatomi da un amico.
E ci furono altri mazzi e medesime sensazioni.
Non sapevo il perchè di questo stato d'animo. Ci pensai a fondo e mi risposi che semplicemente non ero il tipo da fiori, tantomeno rose.
Ma non era così semplice.
Anche perchè se vedo un prato in fiore mi si allarga il cuore. Se vedo una corolla screziata rimango minuti interi ad osservare come si fondono i colori meravigliandomi di come Madre Natura dipinga queste meraviglie. Inoltre ho sempre guardato con tanto d'occhi le riprese velocizzate di boccioli che si aprono col sole e si richiudono col buio.
Poi un giorno capii...
Camminando per il centro vidi un cartello: Fiori recisi € tot.
Recisi...
RECISI!
Ecco che quella parola con il suo peso mi rese tutto chiaro.
Mi piacciono eccome i fiori! Ma quelli recisi mi danno un lieve senso di angoscia. Era finalmente tutto limpido: è il gambo tagliato di netto che mi dà una sorta di sofferenza.
E' per quello non mi vedrete mai regalare un bouquet alle ricorrenze.
Ed è per questo che, oggi che vado a trovare Aneta, non porterò nessun mazzo (se non < UNO COSI' >  per non avermi detto di essersi fatta male quando era in ospedale!), ma i miei fiori per lei saranno questi.

Con questa ricetta partecipo al profumato Contest Ti cucino così... con i fiori di Lucy.

Ingredienti:
250 gr di farina 00
100 gr di zucchero a velo
100 gr di burro
1 uovo
1 punta di cucchiaino di vaniglia in polvere o in altre forme
1 cucchiaino raso di lievito per dolci
50 gr di cioccolato bianco
50 gr di cioccolato fondente
Petali canditi di viole e rose per guarnire

-Setacciare la farina, lo zucchero e il lievito in una terrina. Aggiungere la vaniglia e trasferire il tutto nel mixer.
-Aggiungere il burro freddo a tocchetti e l'uovo e azionare finchè non si comincerà a formare un impasto. Ho preferito procedere così per non maneggiare troppo il burro, dato che la temperatura è elevata.
-Trasferire il tutto nella terrina iniziale o su una spianatoia e finire di impastare finchè la pasta non sarà uniforme e liscia.
-Mettere in frigo per una mezz'oretta.
-Procedere poi formando delle palline poco più grandi di una ciliegia e premendole nella formina da mini savarin (quante cose si fanno con questa formina! La consiglio a tutti!!!).
-Infornare in forno preriscaldato a 180° per 15 min ca o finchè non saranno dorati.
-Sfornare, sformare e mettere a raffreddare su gratella.
-Intanto sciogliere a bagnomaria il cioccolato, versarlo poi piano nel buchetto e decorare immergendo un frammento di petalo candito. Io ho abbinato la violetta al cioccolato bianco e la rosa al fondente.
-Mettere in frigo per fare risolidificare il cioccolato e conservare poi luogo fresco.

Le piaceranno? Chissà...

lunedì 19 luglio 2010

CRACKERS, HUMMUS...
... quiete e sole

















Che mattina meravigliosa...
Non accade più che mi alzi tardi anche quando posso, non so perchè.
Mi piace il mattino. E questo inizio di domenica è fantastico.
Il vento durante la notte ha spazzato l'afa e il cielo è azzurro. Non lattiginoso e denso come nelle ultime settimane, ma finalmente celeste.
All'orizzonte rivedo i profili delle montagne. Il Musinè mi saluta con la sua croce sull'apice... era un po' che non lo vedevo se non sotto forma di ombra evanescente e lontanissima.
L'aria è tersa e io me la godo tutta, annusandola.
Affacciata alla finestra del bagno coi gomiti sul davanzale ho una prospettiva diversa da quella dei balconi. Vedo la strada... tranquilla. I rumorosi dirimpettai hanno deciso di prendersi qualche giorno di relax regalandone qualcuno anche a noi.
Vedo l'orto-giardino degli altri vicini. E' rigoglioso e l'albero di fico presto lascerà cadere i primi frutti. L'anziano proprietario siede sul muretto godendo della visita di un mattiniero amico. Si raccontano gli acciacchi. La donna di casa liscia il pelo nero del gatto che le si attorciglia fra le gambe.
Le altre case hanno le imposte chiuse. Saranno ancora addormentati. O partiti. Che bello restare quando tutti partono...
Il traffico lontano sembra ancora sonnecchiante.
Un cardellino canta a squarciagola e i passeri litigano tra il gelsomino del pergolato della casa accanto. Sento anche una cincia lontana.
C'è quiete...
Questa è l'estate! Netto contrasto fra luci e ombre. Colori sgargianti. Sole caldo e fresco buio. La patina umida ci aveva celato tutto questo, ma ora ci è stato restituito e con esso l'ossigeno.
E torna così la voglia di fare, l'esultanza dello spirito, la bramosìa di godersi una stagione che, quando vuole, è la migliore che ci sia.
E con la voglia di fare non torna anche un po' la voglia -tra le altre cose- di impastare e accendere il forno?
Ma certo...
E con questa atmosfera, nel fresco del mattino, mentre la casa dorme... è bellissimo.

Che fare dei borlotti della-bio cassetta? Direi un hummus. Ma quello vero. Con la ricetta della bella e felice Araba non posso sbagliare. Inoltre ho comprato la tahine...
E con cosa lo accompagnamo? Aspetta, aspetta che tempo fa ho salvato una cosa... eccola qua. Crackers veloci, di FrancescaV. E sia. Magari aggiungiamo del sesamo per accostarli meglio...
Ecco sì, cominciamo da quelli.

Ingredienti per i crackers:
125 gr di farina manitoba
125 gr di farina ai cereali (o farine a scelta)
1 cucchiaino raso di sale
8 cucchiai di olio evo
1 cucchiaio di semi di sesamo
acqua q.b.

-Impastare tutti gli ingredienti in un ciotola aggiungendo acqua piano piano fino ad ottenere un impasto elastico. A me ne è servita mezzo bicchiere, ma meglio procedere pian piano vedendo quanta ne chiede la farina.
-Lasciare riposare mezz'ora coperto da un canovaccio.
-Dividere a metà l'impasto e stendere una sfoglia sottile (circa 1 mm) e procedere con il taglio a piacere. Io li ho fatti rotondi, poi li ho bucherellati, infine spennellati di acqua e olio per fare aderire meglio la spolverata di sale finale.
-Infornare in forno preriscaldato a 180° per 12-15 minuti.

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Ingredienti per l'hummus:
150 gr di fagioli borlotti
mezzo limone
mezzo spicchio d'aglio
un grosso cucchiaio di tahine (crema di sesamo)
sale

-Fare stufare i borlotti finchè non accennino a disfarsi.
-Passarli nel passaverdura per eliminare le bucce.
-Correggere di sale e aggiungere il limone, l'aglio e la tahine. Unire se necessario anche l'acqua di cottura dei fagioli e amalgamare bene. La consistenza dovrà essere tipo quella di una maionese.

Mi piace questo modo estivo di consumare i legumi e con la tahine, l'hummus, prende note leggermente esotiche. E con i crackers ho ripreso piacevolmente in mano il mattarello scoprendo quanto sia veloce, buono e piacevole farseli da sè.

venerdì 16 luglio 2010

BOCCONI SEMIFREDDI
gorgo&caffè

















Questo abbinamento lo assaggiai per la prima volta nel mio bar preferito (mi mancate, ragazzi... ma è sempre bello tornare a trovarvi!! :).
Gloria quella sera, insieme ad altre stuzzicherie per l'aperitivo, fece i Gorghilli: pane nero, gorgonzola cremoso e una spolverata di caffè macinato (la marca in questione ha regalato il nome alle tartine ;).
Io bevendo il mio Grigio (cocktail studiato apposta per me e da me adottato per sempre) mi deliziavo scoprendo questo binomio di sapori che mi ha conquistata in modo definitivo.
A questo si unisce il ricordo di un cremoso gelato al gorgonzola assaggiato tantissimi anni fa da bambina. All'epoca era davvero choccante, ma ricordo di aver pensato che fosse decisamente interessante se non si pensava a servirlo su un cono come fragola o pistacchio.
Pochi giorni fa mi è capitato di disquisire con Manuela di fiOrdivanilla a proposito dei suoi tortelli al caffè (potete trovare qui tra i commenti il percorso delle elucubrazioni, se vi va).
E' stato bellissimo partecipare con lei alla creazione della struttura del piatto. Si perchè di quello si tratta: elaborazione del sapore da parte di una visionaria del gusto che ha una entusiasmante idea della cucina.
Li dedico dunque a Manu. Sono sicura che nelle sue mani avrebbero mille sfumature in più, ma sono rimasta fedele all'abbinamento che amo e che volevo avere il piacere di "farle assaggiare".
Inoltre può essere un punto di partenza da arricchire, destrutturare, ricomporre, trasformare.
Chiunque abbia un'idea da aggiungere o togliere a questa ricetta è il benvenuto!

Ingredienti per il semifreddo:
200 gr di gorgonzola morbido
100 ml di panna da montare
pepe

per il filler:
100 ml di panna
2 cucchiaini di farina di carrube
2 cucchiaini di caffè macinato

-Lavorare con la frusta elettrica la (o il?? Mah...) gorgo a temperatura ambiente, la panna e abbondante pepe.
Continuare per diversi minuti aumentando poco alla volta le velocità. La consistenza non sarà mai cremosa bensì un po' ricottosa, ma lavorarla a lungo lo stesso per rendere leggero l'amalgama incorporando aria.
-Alla fine si otterrà una crema un po' granulosa che si metterà negli stampini dei mini savarin o altri stampi piccoli. Sbattere bene lo stampo su un piano per distribuire la crema alla perfezione e livellare poi l'eccesso con una spatola.
-Riporre in freezer per un'oretta.
-Procedere poi con il filler lavorando panna, farina di carrube e caffè finchè non accenni a montare.
-Sformare i semifreddini appoggiarli su un piatto o un vassoio, riempire il buchino di crema con l'aiuto di una sac a poche e rimettere in freezer.
-Lasciare a temperatura ambiente qualche decina di minuti prima di servire.

Grandi quanto un boccone si scioglieranno in bocca freschi e sorprendenti.
Uffffffffffff! Certo che potevo dare un'altra forma al filler di cremaaa! XD


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mercoledì 14 luglio 2010

SEMINI E FAGIOLINI
con linguette di seitan

Ma non sono meravigliosi i semini??
A parte che sono allegri puntini nei nostri impasti o insostituibili guarnizioni dei nostri piatti, ma oltre a questo... che aroma!
Basta pensare: con cosa insaporisco questo pesce, questa verdura, questa salsa?
Ed ecco che troviamo il semino giusto, il semino azzardato, il semino classico...
Si meritano proprio un tag tutto per loro! Ed anche di essere un po' valorizzati (parlo per me) approfittando un po' di più della loro fragranza, della loro allegria, delle loro sfumature.
I ♥ semini !

Per questi fagiolini ho scelto quelli di senape, quelli di sesamo e quelli di girasole.
Ognuno ha portato con sè qualcosa lasciandomi soddisfatta di questo semplicissimo piatto.
A volte prepariamo cose talmente semplici che quasi ci sembra ridicolo postarle.
Ma io trovo che in questo periodo in cui le preparazioni sono spesso difficili da lavorare e la voglia di stare negli immediati dintorni di fonti di calore scarseggia... è l'idea che conta.
Inoltre a volte vogliamo trasmettere un profumo, una sensazione, un gusto. E non sempre è facile.
Quindi vi sottopongo questo piatto unico (ma si usa ancora dire così o abbiamo adottato una english version anche per questa definizione??) semplicissimo appunto, ma perfetto per non stare troppo ai fornelli senza rinunciare al gusto.

Ingredienti:
500 gr di fagiolini
4 hamburger di seitan
4 cucchiai di salsa di soja
2 cucchiaini di semi di sesamo
2 cucchiaini di semi di senape
1 cucchiaio abbondante di semi di girasole

-Mondare e lessare i fagiolini mantenendoli un po' croccanti e tenere da parte.
-In una padella fare scaldare dell'olio evo dove poi buttare gli hamburger di seitan tagliati a linguette. Fare sfrigolare bene.
-Aggiungere sesamo e senape e continuare la cottura finchè il seitan non sarà leggermente croccante.
-Unire i fagiolini e dopo qualche istante la salsa di soja.
-Far saltare a fuoco vivace.
-Guarnire infine coi semi di girasole.
-Servire caldo, tiepido o freddo.

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lunedì 12 luglio 2010

QUALCOSA DI FRESCO
(e rinfrescarsi anche le idee, no??)




















Un gelato? Un semifreddo? Una crema fredda?
Cosa ho fatto? Non lo so...
Ultimamente ho letto di gelati con ricotta, senza gelatiera, con uova, senza crema, sorbetti, semifreddi... io mai fatto nulla del genere e allora che ho fatto? Di tutto un po', credo.
Come quando durante il giorno per esempio vedi un film di vampiri, giochi a freesbee e ti mangi un piatto di spaghetti alle vongole. E la notte sogni vongole dai canini aguzzi che guidano un disco volante!
A voi non capita mai??
...
Uhm...
Troppo tardi per dire neanche a me??! :D
Ad ogni modo il mio cervello ha ragionato (parola grossa) così... ha messo nello shaker tutte le nozioni apprese e ha tirato fuori... questi!
Uno lo chiamerò gelato (ci somiglia abbastanza) e l'altro lo chiamerò fruttolo (prendendo in prestito il nome del prodotto commerciale che ben conosciamo)

Ingredienti per il gelato:
2 uova
500 ml di latte
250 gr di ricotta
200 ml di panna da montare
100 gr + 2 cucchiai di zucchero
2 cucchiai di maizena
2 tazzine di caffè forte
1 cucchiaino di caffè macinato
50 gr di cioccolato fondente
1 bustina di vanillina
1 cucchiaino di cardamomo (che non ho messo, ma ci starebbe benissimo)

-Preparare una crema sbattendo le due uova intere con lo di zucchero e unendovi il latte caldo a goccia, le due tazzine di caffè, la vanillina e la maizena. Mettere il tutto su fuoco dolce girando ininterrottamente. Smettere quando si raggiunge la densità desiderata. Mettere in un contenitore di vetro e fare raffreddare.
-Quando la crema al caffè è tiepida aggiungervi la ricotta passata alla frusta con il cucchiaino di caffè macinato e la panna montata per 3/4 con i due cucchiai di zucchero. Mescolare fino a rendere omogeneo e mettere in congelatore.
-Dopo una mezz'oretta di freezer aggiungere il cioccolato tagliato al coltello e ogni ora avere cura di dare una energica rimestata per mantenere il composto cremoso.

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Ingredienti per il "fruttolo":
100 gr di robiola morbida
100 gr di lamponi
1 banana
3 cucchiai di zucchero
125 gr yogurt bianco
2 dita di latte
1 foglio di colla di pesce
1 bustina di vanillina
1 goccia di colorante alimentare giallo

-Mettere a bagno in acqua fredda il foglio di colla di pesce e quando è morbido unirlo al latte scaldato in un pentolino e alla vanillina. Aggiungerlo poi a goccia allo yogurt e mettere da parte.
-Frullare i lamponi con due cucchiai di zucchero, metà della robiola e metà dello yogurt.
-Riempire con questo composto metà stampino (ancora meglio se si hanno quelli da ghiacciolo) e mettere in freezer per un'oretta.
-Preparare con lo stesso procedimento il frullato alla banana, ma stavolta con un solo cucchiaio di zucchero e la goccia di colorante giallo e riempire l'altra metà degli stampini.
-Mettere in freezer per alcune ore e tirar fuori una mezz'oretta prima di servire

Li ho messi insieme nello stesso post perchè parte della medesima elucubrazione delirante.
Buoni però! :d

venerdì 9 luglio 2010

SE NON C'E' L'OMMO...
... c'è l' hummus



















Che come sappiamo non è una sottospecie di ominide...
Anzi se vogliamo dirla tutta hummus significa ceci. Ma la mia crema è di fave. Come la mettiamo, allora?? Massì, la chiamo Crema di Fave, anche perchè senza tahina che hummus è?
Quella sera si prospettava un motoraduno e l'ommo è arrivato trafelato a casa giusto in tempo per cambiarsi e scappare. Io, che fino ad un attimo prima ero mentalmente già in sella, al pensiero di vestirmi con giacca con protezioni, pantaloni lunghi, anfibi e casco con una temperatura di 35° e un'midità da foresta pluviale, all'ultimo ho detto... ma io non vengoo!!
Ecco, è successo... sto invecchiando...!!!
Un po' triste per il mancato giro in moto e un po' no per aver conservato abiti minimal da gran caldo, mando sms ad amica: se non fai una mazza a cena son sola.
Risposta: non faccio una mazza.
(Vabbà dai, perdonate i francesismi...)
Menu per la serata: hummus e fichi con caprino.
Perchè se l'ommo non si divide... per l'hummus è tassativo il contrario!

Ingredienti:
700 gr di fave al netto
125 gr di yogurt
mezzo limone
olio evo qb
1 cucchiaino di coriandolo in polvere
1 piccolo spicchio d'aglio
pepe
sale

-Cuocere le fave in un soffrittino di cipolla aggiungendo acqua pian piano che si consuma, finchè non saranno morbide e tenderanno a disfarsi.
-Fare raffreddare un po' e poi passarle nel passa legumi. Se sono tenere è sufficiente frullare il tutto, ma le mie non lo erano...
-Ottenuto il passato di fave irrorarlo con sufficiente olio evo, aggiungere lo yogurt, il limone, il coriandolo, il pepe, il sale e l'aglio schiacciato con l'apposito attrezzo o finemente tritato.
-Mescolare bene e rifarlo di tanto in tanto per far amalgamare bene gli ingredienti.
-Servire freddo.

I fichi sono stati tagliati in 4 e conditi con una crema di yogurt e caprino tenero, con colatina di miele e qualche seme di nigella a decorare. Fichi e caprino è un abbinamento che ho scoperto per caso tempo fa con un formaggio troppo gustoso che ho accompagnato ai dolci fichi: un connubio che mi ha conquistata.

giovedì 8 luglio 2010

IL CLAFOUTIS
questo sconosciuto


















Ebbene sì, mi perdonino i veterani di forni e fornelli...
Mai mangiata, mai fatta e nemmeno mai vista. E nemmeno riesco a pronunciarla! Persino scriverla all'inizio è stato un problema: "Como... Livorno... Ancona..."
Questo dolce mi era del tutto sconosciuto prima di cominciare a sbirciare nel regno dei foodblogger.
Magari mi ci sarò anche imbattutta qualche volta nella mia vita in qualche locale e magari, conoscendomi, la mia attenzione è stata rubata da altro tipo di dolce più cremoso, più cioccolatoso, meno fruttoso...
Ma da quando bazzico dalle vostre parti e da quando è stagione di ciliegie (ormai andata... sigh...) ne vedo sbucare da tutti gli angoli.
Chiaramente l'attenzione era ormai catturata e quando ho visto la versione di FrancescaV, senza burro, ho pensato fosse perfetta per il light-tag.
Tuttavia non sapevo bene che gusto aspettarmi e che consistenza cercare. L'unica cosa appresa leggendo su moltissimi posts era che, facendo cuocere le ciliegie col nocciolo, avrei avuto un particolare aroma che diversamente non si sarebbe sprigionato. Dico la mia a riguardo: è verissimo!
Per curiosità ho fatto cuocere il dolce senza denocciolare le ciliegie e il sentore che si è rivelato quando era ancora tiepido (ma che poi è sparito quando si è raffreddato) è proprio quello di una leggera orzata.
Una bella sorpresa per me scoprire questo dolce semplice di gusto ed esecuzione e con quell'aroma in più regalato da questo semplice accorgimento.
Ora finalmente posso dire di aver assaggiato il Clafoutis. Mi manca solo sapere come si pronuncia per evitare scene a tavola tipo... " Cos'è? " e io " Una claf... una clof.. una CLAFUI' !!! "
Non mi resta che provare anche la versione meno light, ma per questo periodo così rovente ho trovato quella di Francesca un'ottima e saporita soluzione. Ecco la ricetta.

Ingredienti:
300 gr di ciliegie mature
2 uova
80 gr di farina 00
125 gr di yogurt bianco
60 gr di zucchero di canna chiaro + un po' per spolverare
150 ml di latte freddo
semi di metà baccello di vaniglia (io non ne avevo e ho messo vanillina)
1 cucchiaio di kirsch (io ho messo della grappa gialla)

-In una terrina preparare la pastella sbattendo leggermente le uova, unendo a pioggia la farina e poi incorporando yogurt, zucchero e latte.
-Mescolare con una forchetta o con il frustino da pastella finchè il composto non sia bello liscio.
-Aggiungere i semi della vaniglia e il liquore.
-Lavare, asciugare e denocciolare le ciliegie (io ho appunto saltato l'ultimo passaggio) e appoggiarle sul fondo di una pirofila imburrata.
-Versare la pastella e infornare in forno preriscaldato a 180° per 25 minuti. Io l'ho lasciato 35, finchè non si è dorato sulla superficie.
-Sfornare e spolverare di zucchero di canna e servire tiepido

Nel mio caso sarebbe bastata una pirofila più piccola per far sì che la frutta fosse quasi del tutto ricoperta dall'impasto, ma ne ero momentaneamente sprovvista. Tuttavia anche queste ciliegiozze che sbucano per metà allegre e tonde non mi sono dispiaciute all'occhio

lunedì 5 luglio 2010

FINTA TARTARA
con scalogno caramellato


















Non sapevo se postare questa ricetta...
I motivi sono molteplici: il macellaio non ha fatto un buon lavoro col taglio al coltello della carne (volevo farlo da me, ma ho dato per scontato che coi loro coltellacci sarebbe venuta meglio), la presentazione non è venuta come volevo, la foto è tagliata in modo strano tipo foto di famiglia senza i piedi, ma soprattutto perchè... non ha superato la Prova Dolce Metà!
Il pover'uomo pazientemente si nutre di tutti i miei esperimenti e di solito li apprezza tutti, quali più quali meno. Ma questa finta tartara... proprio no.
Ci pensavo da qualche giorno e ridendo sotto i baffi immaginavo il momento in cui avrebbe visto la ciccia con l' "ovetto" (sembra vero, eh?!!). Avevo perfino spiegato con entusiasmo al macellaio cosa avrei fatto di quel manzo che lui pazientemente stava tagliuzzando. Il suo sguardo era stato eloquente, ma non mi aveva scoraggiata perchè immaginavo la sorpresa che avrei destato a tavola una volta scoperto il trucchetto.
Ecco allora che la domenica a pranzo mi cimento nell'ardita preparazione.
Sì sì, le facce sono state tutte come mi aspettavo, tranne una: quella dell'assaggio.
Ci ha provato, eh! Ho visto che ci ha provato... ma proprio non ce l'ha fatta :) .
A me invece è piaciuta, ma chiaramente il dubbio rimane: è postabile o è una schifezza?
La conferma l'ho avuta la sera a cena al bis (eh... me ne sono toccate due porzioni): si può proporre. Anzi...non cambierei proprio nulla.
Come sappiamo la tartara è una tipica preparazione francese che prevede carne cruda e tuorlo d'uovo crudo. E' abbastanza diffusa anche qui in Piemonte, ma personalmente, mangiata una volta, non ho mai avuto voglia di riassaggiarla.
Però, visto che la carne cruda ci piace molto, ho pensato di farne una... finta!

Ingredienti:
400 gr di manzo tagliato al coltello
6 albicocche + 1 per decorazione
mezzo bicchiere di vino bianco secco
1 limone
3 scalogni
erba cipollina
pepe
sale
1 cucchiaino di zucchero
olio evo

-Mondare le 6 albicocche e metterle ad ammorbidire a fuoco dolce in un pentolino con il succo di mezzo limone.
Quando hanno raggiunto una consistenza cremosa togliere dal fuoco e lasciare raffreddare.
-Tagliare a dadini lo scalogno e farlo soffriggere in un po' d'olio.
Aggiungere poi 2 cucchiai di aceto e un cucchiaino da caffè di zucchero e fare quasi caramellare.
Una volta consumato l'aceto aggiungere il mezzo bicchiere di vino bianco, un pizzico di sale e fare cuocere coperto.
Quando il vino sarà consumato togliere dal fuoco e mettere da parte a raffreddare.
-Intanto condire la carne con il succo dell'altro mezzo limone, olio, sale, pepe ed erba cipollina.
-Quando la composta di albicocca è fredda aggiungere abbondante pepe ed erba cipollina.
-Comporre la tartara contornandola con la composta ed adagiandovi sopra mezza albicocca che verrà massaggiata delicatamente con un po' d'olio per ottenere l'effetto lucido.
-Accompagnare con lo scalogno caramellato e servire.

L'abbinamento è forse azzardato, ma io ho trovato che l'acidulo della composta di albicocche ben si sposasse con la carne a sua volta condita con del limone. Il dolce l'ho invece affidato allo scalogno che, accompagnando il resto, completava i bouquet di sapori.

venerdì 2 luglio 2010

TORTINI ALLA MANDORLA
con miele granulare

























La spesa è una cosa strana...
Può essere stress o divertimento. Diventa stress quando la dobbiamo fare (e quindi vai di corsa, parcheggia dall'altro capo del mondo, caricati come un mulo da soma...), ma può essere anche un divertimento quando il tempo a nostra disposizione è molto (quindi tutto con calma, la distanza auto-super diventa una passeggiata e magari c'è anche qualche amica ad aiutarci con la buste).
Per la frutta e la verdura mi arriva la bio-cassetta e quel che non ho lo reintegro al mercato dove prendo quel che posso trovare là come carne, affettati, formaggi, ma per tutto il resto... c'è il super.
Non che impazzisca per fare la spesa in questi megastore, ma in effetti trovi tutto. Il momento di imbustare però è sempre quello che temo di più: mi assale l'ansia da prestazione...
Mettere tutto alla rinfusa senza cercare di distribuire i pesi, le cose-da-sopra e le cose-da-sotto non mi va e allora cerco di imbustare in modo ragionato con conseguente montagna di prodotti che si accavalla al fondo del nastro trasportatore e il beep del lettore ottico che continua incalzante fino alla frase: "Sono tot euro" (sempre troppo...) e tu concitata cerchi il portafoglio guardando la mole di roba che devi ancora sistemare e il cliente successivo che pare un centometrista allo starter della griglia di partenza. Insomma devi sgombrare il campo in fretta e finisci per stipare le ultime cose un po' a caso spiaccicando formaggi teneri e stipando patatine (e un pacchetto ogni tanto concediamocelo!) che cedono alla spinta con tanti piccoli crick-crock.
Quel giorno però ero con calma e accompagnata anche da un'amica, un valido aiuto per l'operazione imbustamento.
E dove si va a fare la spesa? A solito posto? Naaa...
Quando si va al solito posto tutto è routine, ma quando cambi ti fai attirare da nuovo prodotti, da proposte diverse, da bizzarre offerte speciali e passeggi piano tra le corsie fotografando con lo sguardo ogni nuova scatolina e ogni strano pacchettino.
Ed è qui tra zuccheri e dolcificanti che ti trovo... zucchero di canna e miele granulare insieme.
"Uhmm... che gusto avrà? Una via di mezzo tra i due, immagino... "
e mentre penso questo il pacchettino era già nel carrello e il mio cervello già macinava su come impiegarlo...

Ingredienti:
125 gr di farina 00
125 gr di farina di mandorle
50 gr di burro salato
180 gr di zucchero di canna e miele granulare
2 uova
125 gr di yogurt bianco
1 bustina di lievito vanigliato
mandorle intere per decorare
Per la glassa:
100 gr di zucchero e velo
1 cucchiaio ca di miele fluido

-Lavorare con la frusta elettrica le uova e il miele+zucchero finchè la consistenza non diventa leggermente spumosa.
-Unire poi il burro salato fuso e intiepidito e lo yogurt.
-Incorporare a seguire le farine a pioggia ed il lievito.
-Infornare in forno preriscaldato a 180° per 20 minuti se sono monoporzioni o per 40 se è un unico stampo.
-Intanto preparare la glassa unendo un po' alla volta il miele allo zucchero. L'impasto è piuttosto duro, ma sconsiglio di renderlo maggiormente fluido perchè tende a sciogliersi già di suo. Infatti questa glassa è stato un po' un esperimento e la considererei più da presentazione perchè dopo una mezz'oretta i tortini se la sono ciucciata quasi tutta.
-Sformare i tortini a completo raffreddamento e decorare con la glassa e una mandorla intera.

L'impasto è molto arioso (infatti per ritenersi soddisfatti uno non basta) e la delicatezza della farina di mandorla ben si unisce a questo dolcificante che ha in sè proprio l'unione dei due sapori: zucchero di canna e miele.