________________________________ non cucino, gioco: something about me ________________________________

lunedì 21 febbraio 2011

TANTI AUGURI A MEEEEE !!!

























Scusate se questa settimana sarò assente dai vostri blog, ma cominciano i festeggiamenti NAZIONALI indetti per il mio compleanno!! :D
Come? Non ne sapevate nulla?? Nel Tiz-calendario è una festa segnata in rossissimo!
Un bacio a tutti e a presto *********

venerdì 18 febbraio 2011

CUNIGGHIU A' STIMPIRATA
A not-last-minute recipe

























Ma facciamo parlare anche un po' sto sangue siculo che scorre nelle vene!!
E' vero, lo trascuro...
Ma in fondo mia madre ha imparato a cucinare una volta sposata (pure lei dall'oggi al domani e con risultati da oscar!) e non ha avuto modo di vivere appieno la sua regione dal punto di vista culinario, essendosi trasferita qui in Piemonte da ragazzina.
Col passare del tempo, però, si è riappropriata di ricette della sua tradizione ripescando dalla memoria sapori e gesti materni, ricostruendo piatti che l'hanno vista crescere.
Il cunigghiu a' stemperata della Nonna Teresa è uno di questi.
Lunga preparazione, ma che ripaga fino in fondo con un gusto delicatamente agrodolce che una volta assaggiato non si dimentica più.
La ricetta è la sua e anche quel che si vede in foto non esce dalla mia cucina, ma è un "avanzo" (fossero tutti così, gli avanzi!!!) della cena dell'altra sera in cui abbiamo festeggiato compleanni passati, presenti e futuri raggruppandoli all'insegna di questi sapori.
E poi, detto tra noi... il giorno dopo è anche più buono! ;)

Ingredienti per la prima fase: a'stimpirata
200 gr di cipolline o una cipolla grossa
200 gr di olive verdi snocciolate (quelle buone, eh! non quelle tristi...)
50 gr di capperi
2 gambi di sedano
2 carote
1 cucchiaio di zucchero di canna
Olio evo e aceto di vino rosso q.b.

-Cuocere le cipolline in un po' di acqua e aceto. Una volta cotte e consumata l'acqua rosolarle con un filo d'olio.
-Una volta dorate aggiungere ancora un po' di aceto e lo zucchero e unirvi olive e capperi.
-Intanto sbollentare sedano e carote in acqua e aceto per 10 minuti.
-Scolarli bene, friggerli un po' (se volete) e poi unirli al resto degli ingredienti.
-Assaggiare perchè non è detto che sia necessario aggiungere del sale dato che olive e capperi apportano già molto sapore.
-Lasciare riposare fino al giorno dopo rigirando di tanto in tanto.

Ingredienti per la seconda fase: il coniglio
1 coniglio tagliato a pezzi piccoli
1 cipolla tagliata a velo
2-3 foglie di alloro
farina q.b. per infarinare il coniglio
Olio evo, sale e aceto di vino rosso q.b.
2 patate a dadi fritte separatamente (facoltativo)

-Lavare e asciugare il coniglio e infarinarlo.
-Friggere i pezzi in olio evo e metterli da parte.
-In un'altra ampia padella soffriggere le cipolle e unirvi poi i pezzi di coniglio.
-Fare rosolare, salare (poco), sfumare con aceto e ultimare la cottura con un poco di brodo o acqua caldi.
-Unire infine la stemperata e continuare la cottura per ancora una decina di minuti.
-Lasciare poi riposare a fiamma spenta girando di tanto in tanto.
-Servire tiepido o freddo (io lo preferisco tiepido) unendovi all'ultimo momento (facoltativo, ma io lo consiglio) le patate.

Da leccarsi le dita...

martedì 15 febbraio 2011

LA TORTINA
una piccola tradizione



















Non abbiamo mai festeggiato San Valentino.
Sì, lo so, lo so... ora mi prenderò della scarsamente romantica, ma che ci volete fare...
Tral'altro in tale giorno ricade anche il compleanno della mum e ricordo un anno in cui, come regalo, la invitammo a cena in un posticino delizioso.
Solo alla fine degli antipasti mi resi conto che intorno a noi erano tutte coppiette.
Sembravamo iomammetettù, la coppia accompagnata dalla sòcera... :D
L'unica ricorrenza che si è fatta strada piano piano negli anni, in questo giorno, è portare a tavola una tortina. Ma d'altronde come resistere... per San Valentino i pasticceri danno il meglio misurandosi in dolcetti piccoli, ma ben curati, di ogni forma e colore.
Impossibile resistere!
Quest'anno però, per la prima volta, l'ho fatto da me :)

Ringrazio tantissimo Stefania che mi ha virtualmente accompagnata nel corso d'opera (con ansie da prestazione annesse) per la creazione del suo Pan di Spagna, il primo per me.
E' ottimo: soffice e delicato. Una base perfetta, ma dovrete resistere alla tentazione di azzannarlo così com'è!
La farcitura invece l'ho presa da Semi di Papavero, provvidenzialmente postata giusto giusto ieri...

Quando l'hommo ha assaggiato il primo morso, l'ho guardato di sottecchi per notare la reazione.
Masticando, pian piano che gli elementi han cominciato a dialogare tra loro sulle papille, ha allargato gli occhi e ha detto: hai fatto il mou!! O_O
Ragazzi...con il pds dell' Araba Felice, il caramello di Semi di Papavero e la ganche al fondente di Dolci fatti in casa di Guido Tommasi... è venuta una tortina goduriosa da spavento!
La foto rappresenta chiaramente il dolcetto tutto intero, ma per far capire l'entità pericolosa della crema mou (che ho addizionato di granella di mandorle e usata a completo raffreddamento) ne ho voluta mettere accanto una palettata.
Divino!

Ingredienti e dosi per uno stampo tet-a-tet di 15 cm:
2 uova
60 gr di amido di mais
80 gr di zucchero semolato (la prossima volta ne metterò anche solo 60)
il succo di 1/4 di limone
un pizzico di sale qualche goccia di limone per montare gli albumi

per il mou:
50 gr di zucchero semolato
125 ml di panna
25 gr di burro tassativamente salato
30 gr di mandorle tritate grossolanamente

per la ganache:
100 gr di cioccolato fondente al 70%
80 ml di panna
20 gr di burro a temperatura ambiente

mandorle a lamelle per decorare

pds:
-montare a neve gli albumi con qualche goccia di limone.
-quando saranno fermissimi aggiungervi i tuorli, sempre sbattendo con le fruste (è vero! non si smontano!)
-Quando il composto sarà omogeneo aggiungere lo zucchero e sbattere finchè non sia amalgamato.
-Aggiungere poi, poco alla volta, l'amido setacciato, incorporandolo delicatamente con una spatola.
-Versare il composto in uno stampo imburrato e infarinato con l'amido di mais, riempiendolo al massimo per i 2/3.
-Infornare a 180° per i primi 10 minuti e scendere e 170° per i successivi 10. Date le dimensioni dello stampo basteranno 20 minuti di cottura, forse anche 17/18...
-NON APRIRE il forno prima che sia cotto, come raccomanda la Stefi, o si affloscerà irrimediabilmente.
-Spegnere poi il forno, tenerlo socchiuso con l'ausilio di un mestolo o un turacciolo e lasciare riposare il dolce per circa 5 minuti.
-Poi estrarlo e quando è intiepidito avvolgerlo in un sacchetto del pane e poi in uno di plastica fino a completo raffreddamento.

mou:
-mettere lo zucchero in un pentolino dal fondo spesso su fiamma bassa e attendere che sia sciolto e dorato.
-a questo punto versarvi sopra la panna precedentemente riscaldata, un po' alla volta, facendo attenzione agli schizzi bollenti e mescolando energicamente.
-sempre mescolando lasciare sul fuoco ancora qualche minuto.
-togliere dalla fiamma e aggiungere il burro. Tassativamente deve essere burro salato (o perlomeno burro+sale) perchè sennò il tipico gusto del mou ce lo scordiamo...
-fare raffreddare completamente e aggiungere le mandorle tritate.

ganache:
-grattugiare il cioccolato in un contenitore capiente
-versarvi sopra la panna bollente e mescolare finchè il composto sia omogeneo
-aggiungervi il burro e accorpare finchè l'amalgama non sia liscio.

Assemblare poi il dolce tagliando a metà il pds, farcendolo con il mou (se volete potete inumidiere un po' il pds spennellandolo con un poco di latte) e ricoprendolo con la ganache.
Decorare a piacere.

Inutile ripetere quanto era buono, vero?? :)

venerdì 11 febbraio 2011

MINI KNODEL ALLA RICOTTA
e polvere d'arancia


















Io mangio prima con gli occhi.
Si, siamo tutti un po' così...
Ma qui nel food-blogger-world mi avete abituata bene!
La foto anticipa sempre la ricetta creando parametri, facendo immaginare sensazioni gustative, appagando la vista, raccontando una storia tutta sua...
E alcuni libri?? Che immagini... stupefacenti, delicate, perfette.
Per quello quando sfoglio un libro di ricette senza l'ombra di una foto, sbarello...
Mi innervosisco e comincio a guardarmi intorno manco potessi trovare sul cuscino del divano o fuori dal finestrino della metro la rappresentazione del tacchino o della torta in questione.
Divento ansiosa e ingiustificatamente insofferente.
Così mi è capitato anche leggendo qualche ricettina da Mangiare di Stagione, edizioni Slow Food, comprato in megasconto da Eataly.
Il manuale è interessantissimo perchè è un cofanetto contenente 4 libercoli, uno per stagione.
Le ricette sono spesso tradizionali, ma non banali e tutte attente agli ingredienti tipici del periodo in questione.
Però nemmeno un disegnino a matita... :(
Ma oggi è accaduto il miracolo...
Mi son detta: allora, Tizi... l'età del libro-con-le-figure l'hai superata da un pezzo. Ora hai anche un minimino di esperienza che ti aiuti a capire. Leggiti ste ricette prova a immaginare!
E via...
Leggendo ingredienti e lavorazione la mente ha cominciato a crearsi delle immagini tutte sue, rese ancora più gustose dal fatto che... chi lo sa se corrispondessero poi al vero!! :)
Immaginavo consistenze, colori, profumi e a quelli si sommavano tutti i e se facessi così? e se impastassi cosà?
Inoltre non essere influenzati da rappresentazioni già costruite forse aiuta anche l'immaginazione.
Insomma... se già di mio ho le briglie culinarie abbastanza sciolte, questo esercizio ha contribuito a fare volare la fantasia ancora di più...
E meno male perchè questo manuale ne vale davvero la pena.
E inoltre ho superato un mio limite, eccheccavolo!
A proposito di cavoli :) ... la ricettina è per il contest La Banda declina Arancio de La Banda dei Broccoli ed è liberamente tratta e modificata da quella dei knodel di ricotta del suddetto libro.

Ingredienti:
100 gr di pane in cassetta senza crosta
2 uova
125 gr di zucchero a velo
200 gr di ricotta vaccina
50 gr di burro
qualche cucchiaio di farina 00
50 gr di zucchero semolato
1 punta di cucchiaino di polvere di vaniglia
2 cucchiaini e mezzo di polvere di arancia
40 gr di pane grattugiato
pìruli di mandarino per decorare

-Sciogliere il burro e unirvi lo zucchero a velo, la vaniglia e mezzo cucchiaino di polvere d'arancia.
-Lavorare la ricotta con le uova amalgamando bene.
-Aggiungervi poi il pane tagliato a dadini e il burro mescolando finchè il composto non sia omogeneo.
-Consiglio di aggiungere la farina un cucchiaio alla volta finchè non si ottenga un impasto "appallottolabile".
-Fare riposare per circa un'ora.
-Fare bollire una pentola di abbondante acqua salata.
-Con le mani umide formare con l'impasto delle palline della grandezza di una noce.
-Buttarne 7/8 alla volta nell' acqua a bollire per 5 minuti.
-Raccogliere con la schiumarola, adagiare su un piatto e fare raffreddare.
-Intanto unire pangrattato, zucchero semolato e due cucchiaini di polvere d'arancia in una ciotola o in un vassoio.
-Rotolarvi i knodel e rimodellarli quanto più rotondi possibile schiacciando così gli ingredenti sulla superficie.
-Rotolarveli ancora una volta, stavolta senza comprimerli, e adagiarli su una teglia rivestita di carta da forno.
-Infornare a 180° per 15 minuti + qualche minuto di grill per dorare.
-Servire tiepidi. Comodi perchè si possono preparare prima e infornare all'ultimo momento.

Ho voluto proporre a La Banda dei Broccoli questa profumatissima, aromatica e preziosa parte dell'arancia: la scorza.
L'ho prelevata da arance bio tagliandola con un pelapatate, essiccandola e poi polverizzandola non troppo finemente.
In rete ci sono diversi esempi della polvere d'arancia. Io ho usato l'essiccatore,  ma per farla credo basti anche solo riporre le scorze (senza la parte bianca, mi raccomando, perchè è amara) su un semplice calorifero. Semplicissima!

mercoledì 9 febbraio 2011

ANCORA POLVERINE MAGICHE
per brodini personalizzati

























Avete mai cominciato una ricetta partendo dalla caccavella?
Ovvero: avete per esempio comprato un nuovo pirottino o un nuovo stampo e avete studiato la preparazione apposta?
Penso di sì.
Insomma... è normale farsi tentare da un oggetto culinario e trovargli un immediato impiego.
Ma se la caccavella in questione fosse una scatola di timbrini??
Piccoli, carini e tutti a tema contadinesco?
Deliziosi e fatti miei immediatamente?
Che mai avrei potuto farmene?!
Ma d'altronde non sarebbe la prima volta che il mio cammino parta a ritroso...
Ricordo quando acquistai un binocolo... lo desideravo da morire e quando lo ebbi tra le mani mi dissi: e adesso? Cosa me ne faccio??!!
E da lì partì la mia passione per il birdwatching che mi accompagnò per qualche anno ( parentesiornitologica ).
Ed ecco che allora, grazie a questi stampini perfetti per fare delle etichettine :), finalmente ha preso vita una ricetta che mi girava in testa già da un po': il mio personalissimo "dado" vegetale.

Occorre solo un metodo per disidratare le verdure, forno ventilato o essiccatore che sia.
Le proporzioni e gli ingredienti sono variabilissimi a seconda dei gusti personali.
Io ho usato questi.

Ingredienti:
porri (1 ripiano di essiccatore)
carote (2 rip.)
foglie di sedano (mezzo rip.)
funghi (mezzo rip.)
prezzemolo (1 rip.)
erba cipollina (1 rip.)
sale affumicato

-Essiccare le verdure fino a che non siano perfettamente disidratate.
-Pesare il prodotto ottenuto e aggiungere altrettanto in sale.
-Frullare il tutto molto finemente e conservare in vasetto di vetro o latta.

Ho trovato che il fungo dia un tocco davvero saporito e perfetto per le innumerevoli vellutate di cui mi sto nutrendo in questo periodo.
Ovviamente si possono mettere aglio, cipolla, erbette varie, pomodoro e tutto ciò che ci giri per la testa. Io mi sono trattenuta, ma mi venivano in mente spezie, erbette e semini di ogni tipo! :).
Ed in rete gli spunti non mancano (Zebrotta mi aveva segnalato questo, per esempio :*)

venerdì 4 febbraio 2011

M'AMA O NON M'AMA?
No, perchè io l'amo...

























Non abbiamo ancora trovato un accordo, ma voglio pensare che sia solo perchè non ci conosciamo bene.
Ci stiamo un po' scoprendo...
A volte sembra che le premesse anticipino meraviglie e a volte pare che proprio non si trovi un'intesa.
Si fa desiderare e corteggiare. Qualche volta vuole essere trattato dolcemente e qualche volta con forza, a volte a lungo e a volte in modo sbrigativo. Sta a me avere la sensibilità di capire quando e come.
A volte mi capita di pensarlo e immaginare tutto ciò che potremmo fare insieme...
Oppure non vedo l'ora di arrivare a casa per mettergli le mani addosso.
A volte reagisce bene, a volte delude le aspettative.
Sempre una sorpresa e mai una certezza.
Ma in fondo è vivo... e come tale si comporta.

Insomma, col lievito di birra io la quadra non l'ho ancora trovata. Per me è ancora il mistero dei misteri. Una sorpresa ogni volta.
Bello questo pane, vero?
Peccato sia duro come un sasso.
Quel giorno oltre al pane di sasso feci anche la pizza di legno. Davvero una giornata ricca di soddisfazioni culinarie...
Allora son tornata indietro un attimo con la memoria ragionando sul fatto che qualcosa di super con il ldb lo avevamo fatto! Non ricordo una focaccia più buona di quella, nemmeno acquistata in una pizzeria, panetteria o focacceria. Era fantastica: dorata, dal gusto dolce e rustico, morbida dentro e croccante fuori e unta al punto giusto. Perfetta...

Purtroppo quella ricetta specifica è andata perduta, ma ho cercato di ricostruirla con la mia scarsa memoria :)
Mi ci sono avvicinata davvero tanto. Forse ho dimenticato che invece di 15 minuti l'impasto va lavorato almeno il doppio, ma ad ogni modo ecco una riappacificazione con il ldb che mi ha fatto dimenticare gli ultimi insuccessi.
Un bell'impasto for dummies, ma dovete credermi: è delizioso.

Ingredienti:
500 gr di farina di semola di grano duro rimacinata
2 bicchieri d'acqua tiepida
1 panetto di lievito da 25 gr (se siete bravi mettetene anche meno)
5 cucchiai di olio evo + altro per la teglia
1 cucchiaino e mezzo di sale fino
mezzo cucchiaino di zucchero

per il top:
una decina di pomodorini ciliegini
1 spicchio d'aglio
olio evo
sale, pepe e origano

Premessa: il composto è appiccicoso e antipatico da lavorare fino alla fine e anche quando laverete le mani sciacquerete via la quantità di impasto che basterebbe per due pizzette.

-Sciogliere il panetto di lievito e lo zucchero in un bicchiere di acqua tiepida e metterlo da parte alcuni minuti.
-Mettere la farina in una terrina e procedere ponendo al centro l'acqua con il lievito.
-Incorporare poco alla volta l'acqua creando un primo impasto abbastanza omogeneo.
-Aggiungere poi il sale e la restante acqua. Qui la cosa si fa appiccicosa...
-Cominciare a lavorare l'impasto sempre nella terrina (non serve spianatoia infatti) sollevandolo e facendolo ricadere, anche con una certa forza.
-Quando l'impasto comincia a formare la maglia glutinica aggiungere l'olio.
E qui la cosa si fa decisamente appiccicosa...
-Ora lavorare la pasta sempre afferrandola da sotto, sollevandola, facendola "filare" e ributtandola con forza nel recipiente. Così per una mezz'oretta.
Piano piano si noterà come diventerà sempre più elastica e filante.
-Irrorare abbondantemente una teglia con dell'olio (io ho usato una sola placca da forno) e disporvi l'impasto. Non sarà facile distribuirlo in modo omogeneo, magari meglio inumidirsi le mani.
-Lasciare lievitare fino al raddoppio (io l'ho lasciata un paio d'ore) coperta, ma non a contatto col canovaccio.
-Intanto tagliare a metà i pomodorini e condirli con sale, olio, aglio a pezzetti (che poi io ho tolto) e origano così si insaporiranno e lasceranno parte dell'acqua.
-A lievitazione soddisfacente intaccare la superficie dell'impasto con un coltello affilato sotto ogni pomodorino per far sì che meglio si disponga sulla focaccia.
-Lasciare qualche impronta di dita qua e là, irrorare d'olio, sale, origano e pepe.
-Infornare in forno preriscaldato a 220° per 25-30 minuti.




















Eccola... profumata e croccante, perfetta per essere farcita o azzannata così com'è.